venerdì 30 ottobre 2009

UN ESEMPIO FAMOSO

ECCO UN BELL'ARTICOLONE PER IL SABATO MATTINA,SPERANDO SEMPRE DI FAR BRECCIA NELLO SPIRITO...buon weekend!

“L’Arpège”, ristorante del celebre cuoco Alain Passard, si trova all’angolo della rue de Varenne, a Parigi, a due passi dall’Ambasciata italiana. I decori dorati e le luci soffuse sorprendono per la loro discrezione. Nessuna fioritura ornamentale né eccentricità moderna per distrarre il commensale: l’originalità è tutta nel piatto. Le tavolate parlano tra loro e la disposizione delle persone a mezza luna crea un ambiente isolato dalla voragine della capitale francese. In un angolo mangiano con appetito volti noti della televisione francese. Come centrotavola spiccano enormi verdure che riassumono così la filosofia del luogo. «Lavoro perché il giardino di Francia ridiventi il più bell’orto del mondo», ha dichiarato Passard, che ha deciso di eliminare la carne da tutti i suoi menu.

È a quel punto che si aprono le porte della cucina e appare Alain Passard, tra una folata di aromi e idiomi provenienti da tutti gli angoli della terra.
Denominazione di origine bretone per il suo 3 stelle Michelin

Con occhi golosi mi racconta che da piccolo il suo piatto preferito era la fricassé de coquillages (fricassea di molluschi) con salsa di burro, che gli preparava la nonna. «Ogni giorno a “L’Arpège” cerco di ricreare l’ambiente che ho vissuto durante la mia infanzia». La nonna, sua vera maestra, gli diceva spesso che «ascoltare e osservare sono attività primordiali per identificare e aiutare l’alimento a rivelare i suoi migliori talenti, approfittando così delle sue migliori caratteristiche». Le lezioni di Louise Passard hanno messo le mani in pasta allo stile tradizionale del cuoco francese: «Con le cucine a legna di una volta il fuoco era l’elemento principale. Sfortunatamente oggi questa relazione così intima tra il cuoco e il prodotto si è persa con l’uso delle cucine elettriche o a gas, con numeri e termostati».

Ingredienti tipici della Bretagna sono il segreto della cucina di Passard: pesce, verdure e burro. La Bretagna è a suo avviso una delle regioni più gastronomiche di Francia. «Manca solo il vino!» sospira con un sorriso burlone.

A 14 anni Passard annuncia ai genitori di voler essere cuoco ed entra come apprendista da Michel Kéréver, chef bretone, per quattro anni. Dopo la gavetta compie un viaggio gastronomico per Parigi, Reims e Bruxelles, dove lavora tra i fornelli di diversi cuochi e apprende l’arte del savoir faire di diverse scuole di cucina. «La mia cucina è francese e i prodotti che utilizzo provengono dalla nostra terra e dal nostro mare». A 30 anni, nel 1986, la svolta: apre il ristorante “L’Arpège” , che poco a poco acquista notorietà fino ad ottenere il massimo riconoscimento culinario: quello delle 3 stelle Michelin.
Da carnivoro a cuoco vegetariano

«Poco a poco il mio rapporto con la carne è diventato difficile. Per un anno sono rimasto lontano dai fornelli e andavo al ristorante solo per mangiare». L’animale morto, il sangue e la pelle degli animali cessano di essere una fonte di ispirazione. In quel momento Passard non sapeva ancora che la crisi che stava passando aveva a che vedere con «la fine della cucina animale e la nascita della cucina vegetale». E così nella cucina di Passard le verdure cessano di essere elementi di decorazione per diventare protagoniste del pranzo. Nel menu si può trovare ancora pesce o uccellagione, ma non carne rossa.

Fu la rinascita di Alain cuoco, per la seconda volta. «Un’epoca in cui avviene un autentico cambiamento dei poteri: dalla carne alla verdura! Che gioia!». Passard acquisisce una proprietà con un antico orto inattivo da circa 30 anni e lo fa rinascere. Nel suo orto non si utilizzano pesticidi. La terra si lavora con un cavallo, perché «un trattore altererebbe la vita animale della terra e lascerebbe profonde fenditure al suo passaggio».

Grazie ad una selezione rigorosa delle verdure e all’uso delle migliori sementi, l’orto è già autonomo. Alain Passard si concentra nello sviluppo e nella forma delle verdure come fonte d’ispirazione. A partire da lì si impegna a controllare la composizione genetica per creare i migliori pomodori, le migliori cipolle, in costante dialogo con orticoltori e giardinieri per perfezionare le sue materie prime.

«Le verdure e gli ortaggi con i loro colori, disegni, forme, profumi ed aromi vari sono molto più creativi dei tessuti animali». Degustare una specialità per Passard diventa un’esperienza che coinvolge tutti i sensi. «Non si parla mai di questo. Ma sono praticamente sicuro che il colore sia un fattore essenziale nella combinazione del gusto dei diversi alimenti», sussurra Passard come a svelarci un segreto intimo. Per esempio, «il cuore di carciofo è giallo. Per questo cerco di non mettere niente che sporchi il giallo, come un cetriolo bianco, una carota bianca o una rapa gialla, e nella salsa, parmigiano o mostarda di Orléans». Mentre ne parla gli brillano gli occhi. E ascoltandolo mi viene l’acquolina in bocca. La sua grande scoperta «è stata una cipolla flambé con alcol di pera in una fonduta di pralinata di nocciole: fantastique!».
Vegetariani e giapponesi

Passard ritiene che i giapponesi abbiano un gusto curioso. «Hanno una cucina molto raffinata ma anche molto chiusa. Un sushi sarà sempre un sushi». E vuole innovarla: «Perché non un francese per renderla più creativa e contemporanea?». Oltre ai giapponesi, americani, brasiliani, libanesi e, ovviamente, europei, sono quelli che apprezzano di più la cucina a base di verdure e ortaggi. Ma «nessuno mi ha mai chiesto di andare in un Paese dell’Europa dell’Est».

Passard è sicuro che non esista una cucina europea omogenea. «La cucina è un elemento familiare, quotidiano, e le cucine regionali o dei diversi Paesi devono mantenere la loro identità. In Europa ci sono molti ottimi chef capaci di innovare, come l’inglese Heston Blumenthal, il catalano Ferran Adrià, i baschi Martin Berrasategui e Juan Mari Arzak, e altri ancora… ma «parlo di chef. La cucina deve continuare ad essere sempre la stessa, mantenendo le sue caratteristiche tipiche».

Per la traduzione dal portoghese si ringraziano Judith Payró e Robert Branchat

di leonor guimarães Traduzione: Anna Castellari

giovedì 29 ottobre 2009

Gallery+-+Nature+photography+-+images+from+the+Wild+Wonders+of+Europe.

Gallery+-+Nature+photography+-+images+from+the+Wild+Wonders+of+Europe.

NATIONAL GEOGRAPHIC

Io adoro le fotografie degli animali selvatici.ho trovato il bando di questo concorso in rete e se volete vedere alcune immagini basta che andiate sul sito wild wonders of europe -contest.


Wild Wonders of Europe
Arrivano in Italia 30 fotografie inedite del progetto Wild Wonders of Europe (www.wild-wonders.com) che coinvolge 68 tra i migliori fotografi europei con la partecipazione di National Geographic. Tra questi spiccano cinque professionisti della fotografia naturalistica italiani, tra cui Stefano Unterthiner, già vincitore del premio BBC Wildlife Photographer of the Year e frequente collaboratore di National Geographic Italia, il cui servizio sugli orsi della taiga finlandese sarà in edicola con la rivista di ottobre.

La mostra Wild Wonders of Europe si terrà a Barrea, nel Parco Nazionale d'Abruzzo, dal 23 ottobre all'8 novembre 2009, con i seguenti orari d'apertura:

dal 23/10 al 01/11; mattino ore 10-13, pomeriggio 15-19
dal 02/11 al 08/11; mattino ore 10-13, pomeriggio 15-18

La stessa mostra verrà poi trasferita a Gubbio dove resterà aperta dal 7 dicembre 2009 all'11 gennaio 2010 nelle sale inferiori di Palazzo Pretorio, a Piazza Grande.

lunedì 26 ottobre 2009

RICETTA CON TOFU


Ingredienti per 4 persone:
1 cipolla rossa di Tropea di medie dimensioni
2 carote
1 peperone verde non molto grande
1 melanzana
2 zucchine
1 pomodoro maturo
Mezzo sedano bianco
400 gr. di tofu
Mezzo cucchiaino di cumino
Mezzo cucchiaino di curcuma
Mezzo cucchiaino di paprika dolce
Mezzo cucchiaino di zenzero in polvere
1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
Cous cous q.b.
Olio extravergine d'oliva

Tagliate pazientemente tutte le verdure a pezzettini piuttosto piccoli, mettetele in una pentola con un fondo d'olio piuttosto generoso.

Fate soffriggere le verdure e salatele con sale grosso e giratele di tanto in tanto per non farle attaccare al fondo.
Dopo circa venti minuti aggiungete tutte le spezie, il concentrato di pomodoro e un paio di mestoli di acqua, proseguite con la cottura a fuoco molto basso fino a che l'acqua non sarà in parte evaporata.

Ricordate di lasciare che il condimento resti piuttosto liquido poiché il cous cous assorbe molto sugo, altrimenti rischiereste di ritrovarvelo troppo asciutto.
In una padella antiaderente preparate un fondo d'olio e fate soffriggere il tofu tagliato a tocchetti, dopo circa 4 minuti aggiungete al tofu un paio di mestoli di condimento del cous cous e fate proseguire la cottura per altri 5 minuti abbondanti.

Preparate il vostro cous cous in una pentola e servitelo con il tofu ed il condimento di verdure accanto.

VEGAN


" La bontà umana,in tutta la sua purezza e libertà,può venire fuori solo quando è rivolta verso chi nn ha nessun potere.La vera prova morale dell'umanità,quello fondamentale,è rappresentato dall'atteggiamento verso chi è sottoposto al suo dominio:gli animali.
E sul rispetto nei confronti degli animali,l'umanità ha combinato una catastrofe,un disastro così grave,che tutti gli altri ne scaturiscono."

MILAN KUNDERA,scrittore,
"l'insostenibile leggerezza dell'essere"

http://www.wedonteatanimals.com/home.html

sabato 24 ottobre 2009

PIU' VERDI

Se stiamo per giocare alla Sfida di Sopravvivenza sulla Terra, allora consideriamo sul serio le scelte che abbiamo davanti a noi. Se siamo preoccupati di ridurre le nostre emissioni di carbonio e vogliamo fare una reale differenza, allora le questioni prioritarie dovrebbero essere queste: scegliere di volare meno; usare i trasporti pubblici invece della macchina; non mangiare carne e latticini; comprare meno 'roba'; isolare la nostra casa; abbassare il termostato del riscaldamento; cercare di essere meno indulgenti con l'aria condizionata. E, forse prima e più di tutto, imparare a pensare a ogni singola scelta che compiamo. A quale impatto essa ha, se estesa, sull'ambiente.

venerdì 23 ottobre 2009

IPOTESI GAIA


L'ipotesi Gaia è una teoria formulata per la prima volta dallo scienziato inglese James Lovelock nel 1979 in "Gaia. A New Look at Life on Earth",(Gaia,un nuovo modo di vedere la vita sulla Terra).

Nella sua prima formulazione l'ipotesi Gaia, che altro non è che il nome del pianeta vivente (derivato da quello dell'omonima divinità femminile greca, nota anche col nome di Gea), si basa sull'assunto che gli oceani, i mari, l'atmosfera, la crosta terrestre e tutte le altre componenti geofisiche del pianeta terra si mantengano in condizioni idonee alla presenza della vita proprio grazie al comportamento e all'azione degli organismi viventi, vegetali e animali. Ad esempio la temperatura, lo stato d'ossidazione, l'acidità, la salinità e altri parametri chimicofisici fondamentali per la presenza della vita sulla terra presentano valori costanti. Questa omeostasi è l'effetto dei processi di feedback attivo svolto in maniera autonoma e inconsapevole dal biota. Inoltre tutte queste variabili non mantengono un equilibrio costante nel tempo ma evolvono in sincronia con il biota. Quindi i fenomeni evoluzionistici non riguardano solo gli organismi o l'ambiente naturale, ma l'intera Gaia.

Il sistema Gaia, che non è identificabile né con il termine biosfera, né con biota, che sono solo due elementi che la compongono, comprende invece:

* Organismi viventi che crescono e si riproducono sfruttando ogni possibilità che l'ambiente concede.
* Organismi soggetti alle leggi della selezione naturale darwiniana.
* Organismi che modificano costantemente il loro ambiente chimicofisico, cosa che avviene costantemente come semplice effetto di tutti quei processi fondamentali per la vita, come la respirazione, la fotosintesi ecc.
* Fattori limitanti che stabiliscano i limiti superiori ed inferiori della vita. L'ambiente può presentare temperature eccessivamente alte o basse per l'affermarsi della vita in un dato ambiente. Stesso discorso per le concentrazioni di sali, minerali, composti chimici ecc.

Un fattore inquinante dell'intera Gaia sono certamente le attività e l'ambiente costruito dall'uomo, che anche se non facente parte del sistema, intereagisce fortemente con esso modificando i fattori limitanti (temperatura, composti chimici ecc.)...

FAO


In un mondo dove c’è cibo a sufficienza per tutti, la fame non è solamente inutile – è ingiusta.

Questa ingiustizia è ovvia in modo irritante, non è vero? Ognuno ha il diritto di vivere, no? Ognuno ha bisogno di cibo per vivere, giusto? Allora ognuno ha diritto al cibo, non è così?

Questo è il pensiero della FAO e di tutta l’ONU. Tutti i paesi del mondo hanno sottoscritto la Dichiarazione universale delle Nazioni Unite per i diritti umani. Ecco cosa dice l’articolo 25 della Dichiarazione:

“Ognuno ha diritto a uno standard di vita adeguato per la salute e il benessere di se stesso e della propria famiglia, incluso il cibo, gli indumenti, la casa, le cure mediche e i servizi sociali necessari…”

Sembra una buona idea, non ti pare?

La FAO ha sempre sostenuto il diritto al cibo – non solo come una buona idea ma come un diritto reale.

Ma non saremo in grado di porre termine all’ingiustizia della fame se non assicuriamo al povero e all’affamato il godimento di altri diritti umani fondamentali.

mercoledì 7 ottobre 2009

ritorno alla base

Cotta come una rapa...in attesa di prepararmi il mio primo caffè,dopo la notte rosa(è così che chiamo le mie ore insonni)mi domando se ci siete ancora,o voi miei fedeli lettori!
Trovare gentilezza in quest'epoca è arduo.
E questo blog nn mi somiglia più.Son cambiata ancora,a volte mmi domando se facciamo noi il nostro tempo o se lo subiamo.poi mi rispondo che è l'ambiente che plasma l'uomo,o la donna...
la scorsa primavera-estate l'ho passata in campagna,dalla quale son dovuta tornare per motivi pratici.Ma ora ci tornerei di corsa,anche se so che nn è possibile per altri svariati motivi.ma che odono le mie orecchie?augelletti?si,alle 5 del mattino la fauna si risveglia di fronte alla mia casa-reggia-castello.Ho una voglia matta di ristrutturarla,di abbellirla di comprare tessuti e cuscini,guanciali di piume d'oca e coperte imbottite,foto e quadri alle pareti e un colore nuovo alla mia stanza,un bel verde giallino come tre anni fà.il verde induce all'apertura,all'amicizia,alla guarigione.ecco voglio proprio tutte e tre ste robe.nn voglio mica la luna..:-D
auguri a tutti i nati in Aprile,il mese più bello!!!

Lettori fissi

Informazioni personali

no kill,no violence,no hurting any living being.we're all one